Nuovo Accordo Stato-Regioni 2025: un’occasione (non solo un obbligo) per cambiare prospettiva sulla sicurezza

Imprenditore dialoga con i suoi collaboratori in reparto produttivo moderno: la scena trasmette fiducia, partecipazione e una leadership orientata alle persone.

Cosa prevede il nuovo Accordo Stato-Regioni 2025

Dopo una lunga attesa, lo scorso 24 maggio 2025, con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 119 e sancito in Conferenza Stato-Regioni il 17 aprile 2025, è stato finalmente pubblicato il nuovo Accordo Stato-Regioni, che aggiorna i contenuti minimi dei corsi obbligatori in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Un passo in avanti tanto atteso, che va ben oltre i semplici aspetti normativi.

La novità più interessante? Mette in luce, con chiarezza, due figure centrali per il rispetto effettivo delle misure di sicurezza: il preposto e il datore di lavoro. Due ruoli cruciali, spesso sottovalutati, che possono fare la differenza tra una procedura ben scritta e una sicurezza realmente vissuta, applicata, quotidiana. 

Oltre a informare, questo articolo intende fornire spunti di riflessione utili a chi desidera trasformare la formazione in sicurezza in un’opportunità di crescita manageriale e organizzativa.


Nuovo Accordo Stato-Regioni 2025: i preposti: da obbligo a risorsa strategica

Per i preposti il cambiamento è concreto: si passa da un percorso formativo di 8 a 12 ore, con un aggiornamento biennale. Un impegno maggiore, certo, ma anche un’opportunità. Se ben formati, i preposti possono diventare occhi critici e vigili, capaci di intercettare situazioni di rischio anche in assenza del datore di lavoro.

È un ruolo delicato, spesso “subìto” più che scelto, soprattutto in presenza del cosiddetto preposto di fatto; se interpretato con consapevolezza, può davvero elevare la qualità del lavoro quotidiano e diventare un baluardo di prevenzione.

Nuovo Accordo Stato-Regioni: il datore di lavoro: formarsi per “premiarsi” 

L’altra figura chiamata in causa è proprio il datore di lavoro, che entro 24 mesi dovrà affrontare diverse ore di formazione. L’obbligo è chiaro. A fare la differenza, però, è l’atteggiamento con cui lo si affronta.

Ho scelto volutamente due termini: il datore può premiarsi con la formazione, oppure subirla come una scadenza da sbrigare. La vera distinzione sta nella sua consapevolezza personale: decidere se trasformare questo momento in un’occasione per fermarsi, concedersi un tempo prezioso, riflettere e chiedersi: “nella mia azienda si lavora davvero in sicurezza?”

Non è più possibile delegare tutto, senza entrare nel merito delle dinamiche e poi pretendere di essere compartecipi nelle scelte strategiche che riguardano la sicurezza dei lavoratori e la prevenzione degli infortuni. È arrivato il tempo di guardare in faccia i rischi e comprendere le conseguenze del non agire, o del farlo senza una piena consapevolezza dei risvolti delle proprie decisioni. Questo è lo switch necessario: un cambio di mentalità, il primo passo verso una leadership più presente, responsabile e consapevole.


La Sicurezza sul Lavoro non è nemica della produttività

Tanti imprenditori temono che parlare di sicurezza significhi rallentare, complicare, intralciare. Ma non è così. Lavorare in sicurezza non significa fermare la produzione, bensì evitare quelle situazioni che, se mal gestite, possono mettere in ginocchio un’azienda – specie quando si arriva poi a dover gestire reati e responsabilità penali.

Scegliere corsi rapidi, magari online, solo per “mettersi a posto” formalmente, è una scorciatoia che può avere un costo altissimo. Chi invece coglie l’occasione per entrare con curiosità nel mondo della sicurezza, può trovare una nuova visione più ampia e prendere decisioni più oculate  per sé e per la propria azienda. 

Ed è proprio qui che si apre uno spazio formativo più profondo: andare oltre il dettato normativo e creare nella propria azienda la cultura della sicurezza attraverso la formazione delle soft skill.


Serve anche una formazione umana

Bilancia simbolica con un casco di sicurezza da un lato e una mano dall’altro, a rappresentare l’equilibrio tra obblighi normativi e responsabilità umana nella sicurezza sul lavoro.
L’Accordo Stato-Regioni 2025 rafforza il legame tra obblighi formativi e cultura della responsabilità condivisa.

Una nota personale: trovo che nei corsi per datori di lavoro manchino contenuti fondamentali, non tecnici ma umani. Sarebbe utile parlare anche di:

  • Leadership consapevole
  • Autorevolezza e capacità di ascolto
  • Comunicazione efficace
  • Vision aziendale e capacità di condividerla
  • Delegare con fiducia
  • Far crescere l’autostima e la responsabilità nei collaboratori

Insegnare sicurezza non può limitarsi alla normativa. È anche – e forse soprattutto – educazione alla responsabilità, alla relazione, alla crescita personale e collettiva.


Un seme di consapevolezza

Forse è un’utopia, ma ogni cambiamento inizia da un seme. E ho visto troppi imprenditori piangere, con occhi pieni di domande senza risposte, dopo una tragedia evitabile. Anche aziende virtuose non sono immuni.

L’apparato legislativo ha fatto un passo avanti. Ora sta ai singoli datori di lavoro lungimiranti cogliere il senso più profondo di questo aggiornamento. Possono scegliere di essere più lucenti che ombrosi. E da lì, forse, iniziare a cambiare anche le relazioni dentro le aziende.


Foto di Roberto Pugliese Founder della Besant S.r.l. si Ravenna

Agire in sicurezza non è solo fare la cosa giusta. È sentire il valore di ciò che si protegge: le persone, le relazioni, il senso del lavoro e di appartenenza per fare la differenza.

Roberto Pugliese Founder, Besant S.r.l.

PERCORSI FORMATIVI INTEGRATI

Per accompagnare questo cambiamento, Besant ha progettato percorsi formativi che non si limitano alla trasmissione di obblighi normativi.
Ha coinvolto esperti legali, professionisti della sicurezza, specialisti della comunicazione interpersonale e delle relazioni umane in azienda, per costruire una proposta formativa completa e integrata.

Un’occasione concreta per chi desidera rafforzare la propria leadership, sviluppando competenze che tengano insieme responsabilità, visione organizzativa e qualità delle relazioni quotidiane.

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